Intanto qualche premessa di base: è definito intarsio quel procedimento decorativo con il quale si riesce a fissare, in supporti appositamente predisposti, sottili lamine di materiale pregiato: marmo, legno, pietre preziose, avorio ed altro intaglio è quel provvedimento necessario per attuare la scultura, in alto o in basso rilievo, nel legno, nell’avorio, nella pietra dura.
I mobili intarsiati da Treviglio hanno conquistato i mercati di tutto il mondo.
Ho dovuto fare qualche ragionamento, prima di scegliere il percorso per predisporre l’articolo, poi la decisione: per parlare dell’intarsio trevigliese il meglio è cercare il massimo, il massimo è Edoardo Cassani, la cui famiglia deve essere considerata il punto di partenza di questa nobile arte a Treviglio.
Ero preoccupato di dovere accedere ad una fonte così importante ma la conversazione con il maestro, sin dai primi approcci telefonici per spiegare chi fossi e per chi richiedessi di incontrarlo, fluisce semplice ed accogliente. Talaltro, essendo stata mia moglie collega della signora Ettorina, consorte del maestro, io ero un illustre sconosciuto ma i ricordi del periodo scolastico molto vivi. Con un passaporto così naturale, mi sono sentito più sicuro, registratore e via.
Subito una sorpresa: non faccio in tempo ad accendere il registratore che, il maestro rivolge un pensiero di sincero affetto ed apprezzamento verso la nostra Associazione: “fate un lavoro encomiabile che crea grande stima ed affetto verso di voi, su tutto il territorio”.
Incasso subito e porto a casa.
Edoardo Cassani, sensibile ed attento al territorio in cui è personaggio di spicco: è esattamente la situazione che mi aspetto ad ogni intervista.
Maestro cerchiamo di ricostruire le origini del processo che ha portato il territorio trevigliese ad essere leader nell’arte dell’intarsio.
Mio nonno, anche lui Eduardo, ha fondato la ditta di ebanista nel lontano 1882.
Ma la vera prima intarsiatrice è stata bisnonna Cleofe a Milano quando, per pura passione, ha iniziato il lavoro di imitazione dell’antico: questo è il momento in cui possiamo collocare la nascita dell’intarsio sui mobili, quella difficile arte di utilizzo del legno, in tutte le sfumature, per riprodurre immagini sui mobili.
Mio nonno con il fratello, si trasferisce da Milano a Ciserano, da lì a Treviglio dove apre uno stabilimento: nasce l’intarsio trevigliese.
I primi momenti di sviluppo dell’attività.
Dal 1910 al 1928, la ditta è condotta da mio nonno, la nonna dirige la Filanda (160 ragazze). Nello stabilimento sono impegnati un centinaio di operai, tutti potenziali nuovi intarsiatori, tutti rigidamente iniziano dalla gavetta, da sempre il modo migliore per imparare un mestiere.
Tra i dipendenti qualcuno è intraprendente e gradualmente si mette in proprio creando opportunità di sviluppo e di nuova occupazione per questa importante professione.
Incomincia a nascere la rete degli intarsiatori trevigliesi, in cui il giovane Edoardo Cassani, studente del politecnico, mette passione e capacità manageriali, accostandosi in azienda a sempre maggiori responsabilità.
Nel 1980, apice di questo sviluppo, a Treviglio sono 180 le aziende che lavoravano nel campo, alcune sviluppando le varie fasi del processo produttivo, poche svolgendo l ‘intero ciclo. Il mercato è solido in Italia ed all’estero, paesi arabi e Canada su tutti.
Nel mio archivio, ci sono ancora centinaia di disegni elaborati in quel periodo, il museo di Treviglio è interessato a rilevarli.
Il rapporto con la scuola.
Certo facendo lavorare i giovani, sempre dalla gavetta, la ditta Cassani diventa formatrice di nuovi talenti. A Treviglio c’è la scuola di arti e mestieri, li abbiamo insegnato tutti noi. Per anni la scuola è fonte di professionalità.
I genitori portano in azienda i ragazzi ed i più portati si formano anche tramite la scuola. Leggo sul volto del maestro un po’ di delusione.
E’ la delusione per una scuola che non c’è più ma anche per il mutato approccio delle nuove generazioni. Il problema, per assurdo, oggi è il computer: i ragazzi vogliono fare tutto attraverso la moderna tecnologia ma certi lavori non si possono fare, devono necessariamente essere forgiati a mano, pena la perdita di un vero valore artistico, per diventare una produzione di tipo industriale.
Oggi si lavora troppo di laser. Si rischia di non essere più intarsiatori, perché per esserlo bisogna conoscere bene le fasi della lavorazione, i colori, le sfumature del legno, tutte cose che richiedono grande passione ed applicazione, non solo lavoro meccanico. Non c’è più artigianato artistico ma lavoro a catena di tipo industriale, senza apporto personale.
Tenga presente che intarsiato non è solo copiato, quindi spesso è necessaria una grande capacità di disegno e quindi di fantasia artistica.
L intarsio oggi.
Il mercato è crollato sia in Italia che all’estero e quindi le nuove generazioni non si sentono attratte dalla scarsa opportunità di guadagno. E’ poi scaduto il gusto del mobile classico, le nostre case non sono fatte per ricevere certi tipi di arredamento, per via delle dimensioni anguste. Oggi si punta molto al numero che fa scadere la qualità, oggi il mobile ad hoc, come un vestito confezionato dal sarto non esiste più.
C’è ancora qualche appassionato che individualmente chiede lavori di qualità ma sono pochi è la crisi è certificata anche dalla recente fiera del mobile, uniformato allo stile moderno e non sempre di qualità.
Ripresa?
Ci sarà una ripresa perché la gente si stancherà di mobili squadrati, e si può tornare al gusto senza doversi svenare. Dovremmo essere pronti a cogliere questa opportunità.
A sentire la qualità dei suoi attuali committenti, mi viene un forte dubbio che si possa rivedere, se mai c’è stato mobile di qualità in eccesso sul mercato. ma sperare non costa.
Ultima domanda, più una curiosità: anche per lui è valso il noto adagio latino, nemo propheta in patria?
Mi guarda, guarda la sua Ettorina, fa un sorriso e sibila un quasi silenzioso e timoroso: si, per non parlare, dice, che non ti facevano lavorare ma avevano portato via i miei disegni, che non sapevano copiare.
Nella foto (ripresa dalla rivista Villa e Giardini) il maestro Cassani, con due collaboratori, fieri del lavoro finito: un cassettone di Giuseppe Maggiolini, parte dell’arredo del Castello Sforzesco.
Edoardo Cassani nasce il 13 maggio 1928 a Treviglio, dove frequenta tutti i gradi del percorso scolastico, le superiori al ginnasio dai salesiani.
Poi il Politecnico fino a metà esami del quarto anno poi le esigenze dell’azienda divengono pressanti ed abbandona gli studi.
In azienda collabora con lo zio Eugenio ed il pittore Mozzi.
Gradatamente i suoi compiti in azienda crescono di importanza e responsabilità, lavora sino al 1978.
Attualmente dedica le sue forze all’arte sacra. Ricorda con emozione l’altare centrale di Secondigliano di Lodi: un’ opera che ha seguito dal disegno al prodotto finito, su richiesta del vescovo Merisi.