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Oncogeriatria

È ben noto che la popolazione stia progressivamente invecchiando e le proiezioni statistiche ci dicono che nel 2050 la stragrande maggioranza della popolazione italiana sarà costituita da anziani a discapito dei nuovi nati. Il Tumore può essere considerato la malattia correlabile all’età per eccellenza: con l’avanzare del tempo infatti si accumulano nel nostro organismo fattori cancerogeni e diminuiscono sia la capacità di difesa del nostro sistema immunitario, sia i meccanismi di riparazione cellulare favorendo quindi la loro insorgenza.

Basti pensare che oltre il 50% dei casi totali di tumore si verificano in pazienti over 70 anni. La gestione del paziente anziano che deve intraprendere un percorso di terapia oncologica è tutt’altro che semplice. Infatti, ci sono numerosi fattori che possono intervenire ad alterare il decorso terapeutico quali le comorbidità spesso presenti nel paziente anziano, intese come le altre malattie quali ipertensione, diabete o malattie cardiache che spesso richiedono delle terapie croniche che potrebbero interferire con i farmaci oncologici; oppure il solo decadimento psico-fisico che spesso si assiste nel paziente anziano potrebbe renderlo non in grado di affrontare un trattamento potenzialmente ricco di effetti collaterali come un trattamento chemioterapico. Questo ha fatto si che negli ultimi decenni si sia andato sviluppando il concetto di “paziente fragile” inteso cioè come un paziente con una serie di disabilità che lo rendono maggiormente suscettibile al peggioramento dello stato di salute, all’insorgenza di complicazioni e meno adatto a tollerare i trattamenti chemioterapici.

La crescita del numero dei pazienti anziani fragili affetti da patologie oncologiche porta inevitabilmente a una più difficile gestione del paziente da parte del medico oncologo che deve tener conto delle condizioni cliniche e delle possibili interazioni dei farmaci oncologici con la terapia di base del paziente prima di decidere cosa fare. Le terapie oncologiche infatti possono essere spesso impegnative per il paziente anziano fragile, sia dal punto di vista psicologico ma soprattutto dal punto di vista fisico e il medico che si trova davanti a un paziente anziano con un tumore si vede costretto a decidere anzitutto SE il paziente sarà in grado di sopportare la terapia e, nel caso si decida di farla, bisogna cercare di capire che terapia può fare, quanti farmaci si possono utilizzare, a che dosaggi e tutto questo sulla base della sola visita clinica. Inevitabilmente questo porta a una “soggettività” di giudizio circa le condizioni del paziente che si ha davanti e non è raro che più oncologi possano dare indicazioni diverse sulla fattibilità o meno di una terapia in un paziente anziano portando a volte a trattare in maniera troppo o troppo poco aggressiva alcuni pazienti anziani. La conseguenza di queste possibili diverse valutazioni cliniche si traduce in una netta differenza nell’efficacia delle terapie stesse: le statistiche infatti ci dicono che, con l’avanzare dell’età, la sopravvivenza da malattie oncologiche si abbassa drasticamente fino ad arrivare a circa la metà nei pazienti over 75 rispetto a pazienti con analoghe patologie di età più giovane. Per questo è stata sviluppata negli ultimi decenni la Valutazione Geriatrica Multidimensionale che è uno strumento di valutazione del paziente anziano fragile composto da una serie di scale e test che vengono fatti al paziente per cercare di individuare, con degli strumenti validati e non solo basandosi sul “senso clinico”, le aree funzionali, cognitive o sociali che potrebbero influire sulla tollerabilità al trattamento. Grazie all’utilizzo sistematico di queste scale di valutazione quindi, il clinico riesce a “oggettivare” il rischio del singolo paziente ad effettuare un determinato tipo di trattamento oncologico riducendo cosi notevolmente la possibilità di trattare esageratamente un paziente non in grado di sopportare un trattamento o viceversa di sotto-trattare una persona che avrebbe potuto invece tollerare una chemioterapia. Il percorso prevede poi, una volta individuate le aree di criticità del paziente, il coinvolgimento di altri specialisti quali lo psicologo, il nutrizionista, il neurologo o il geriatra, per avviare dei percorsi di globale miglioramento della qualità di vita del paziente.

La U.O. Oncologia di Treviglio, da sempre attenta ai bisogni dei pazienti anziani, ha voluto ulteriormente migliorare la qualità dei propri servizi avviando uno specifico ambulatorio di Oncogeriatria dedicato al paziente anziano: tutti i pazienti che abbiano superato i 65 anni e che abbiano in programma di avviare un percorso terapeutico vengono attentamente valutati e, in base al loro rischio di sviluppare tossicità da trattamento, vengono eventualmente avviati a specifici percorsi di supporto individuale e poi ridiscussi collegialmente per decidere il trattamento migliore per loro, in un certo senso cercando di “personalizzare” la terapia per lo specifico paziente anziano. In conclusione, si può affermare che la gestione del paziente anziano in ambito oncologico necessiti di una valutazione e di un’attenzione particolare e molto rigorosa da affidare a operatori sanitari specializzati nell’ambito oncogeriatrico. Tutti i pazienti oncologici sopra i 65 anni di età e in procinto di effettuare trattamenti chemioterapici dovrebbero essere pertanto sottoposti a tali valutazioni.

Dott. Lorenzo Dottorini
Oncologo
Oncologia Medica ASST - Bg Ovest - Treviglio

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