(Fotografia del presepe ligneo di Giovanni Angelo Del Maino (1470-1536) già nella chiesa dell’Annunciata ora nella sacrestia della Basilica di Treviglio – particolare del pastorello gozzuto)
I “Gozzuti” di Treviglio, già al tempo della peste nera (metà XIV secolo): un affresco di Giovanni da Milano nella torre civica, traslato ora nelle sacrestie del Santuario.
Un recente studio di don Giovanni Villa ha richiamato l’attenzione sull’antichità e sull’origine di un importante affresco attribuito al pittore milanese Giovanni da Milano, discepolo di Giotto, attivo nella metà del XIV secolo durante l’epidemia della cosiddetta peste nera. La singolarità di questo affresco, eseguito nel vano interno della millenaria Torre civica di Treviglio, strappato dalla sua sede originaria agli inizi della seconda metà del XX secolo ed esposto dapprima nella Cappella del Miracolo ed ora nelle Sacrestie vecchie del Santuario della Madonna delle Lacrime, è che rappresenta scene della Crocifissione con corredo di numerosi astanti, accomunati dalla circostanza di essere ‘gozzuti’.
A Treviglio, ne abbiamo già parlato, si trova tuttora l’arcinoto presepe ligneo ‘gozzuto’ di un secolo e mezzo posteriore a questo affresco. La ripetizione, in forme diverse, di scultura e pittura, entrambe tardo medioevali di figure ‘gozzute’ conferma inequivocabilmente l’antichità dell’attribuzione ai Trevigliesi della ‘scùrmagna’ di ‘Gòss’. Infatti da tempo immemorabile gli abitanti del capoluogo della Bassa vengono etichettati con il nomignolo di gozzuti.
L’autore dell’affresco trevigliese è vissuto ai tempi drammatici dell’epidemia di peste nera che infestò l’Europa nella metà del Trecento, contrastata a Milano con l’energica determinazione dei Visconti di limitare i transiti dentro e fuori la Signoria. Nel 1347 tuttavia il pittore milanese Giovanni da Milano, allievo di Giotto, era a Firenze, dove la peste seminava la morte, decise allora di abbandonare quella città e di ritornare in Lombardia dove ricevette molte commissioni importanti quali l’affresco del mausoleo di Azzone Visconti nella Chiesa di San Gottardo a Palazzo e la cupola (ciribiciacola – i ciribì, ovvero gli uccelli, che vi ciacolano) dell’Abazia cistercense di Chiaravalle.
Giovanni da Milano ritornò poi a Firenze, terminato il contagio, dove eseguì tra gli altri gli affreschi nella Basilica di Santa Croce e dipinse, nel 1360, il celeberrimo polittico dì Ognissanti, a tempera e oro su tavola, conservato ora nella Galleria degli Uffizi fiorentina. A Firenze eseguì infine con tempera e oro la tavola “Cristo in trono adorato da Angeli” oggi alla Pinacoteca milanese di Brera.
Luigi Minuti
Storico e amante della nostra “bassa”